Achille Motta
Vezzolano e Albugnano

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Capitolo V.

Nuova serie dei prevosti ed abbati di Vezzolano

Teodulo, 1095

Nell’atto 1095 Teodulo, detto Fanto o Fausto, in un con Egidio, sono detti ufficiali di Vezzolano. Non potendo supporre, dall’atto, che la Chiesa fosse nei suoi primordii, si può con ragione tenere che in questo tempo la Prepositura fosse vacante; infatti, in una carta del 1109, → Bosio op. cit. Teodulo è detto Preposto (Bosio).

Guido I, 1120

Il nome di questo nuovo Prevosto si legge nell’atto 1120, in cui Giacomo, dei Signori de Bulgaris, dona a Guido, Prevosto di Vezzolano e suo carissimo cugino, la Chiesa di S. G. Battista in Bulgaro, con tutte le sue pertinenze e diritti.

Andrea, 1148

Papa Eugenio III, con Bolla 1148, prende sotto la sua protezione Vezzolano ed il suo Prevosto Andrea. Di questo Prevosto parlano ancora gli Atti 1153-1166 e Diploma n 59.

Guido II, 1170

S’incontra per la prima volta nell’Atto 1170, in cui Giov. Bazano sottopone al Monastero di Vezzolano il Priorato di Capriasco. A questo Prevosto sono indirizzate le Bolle 1176-1182 e di Lui parlano gli Atti ti78-1196-7.

/51/ Il Nartece compito sotto questo Prevosto, l’anno 1189, dimostra che la Chiesa di Vezzolano era dedicata, oltre che alla Natività di M. Vergine, di cui riporta la genealogia, anche a Maria assunta in Cielo. Invero i basso-rilievi che predominano sono quelli della morte, dell’Assunzione e della Incoronazione della Beata Vergine: essi ancora ci attestano e ricordano il fatto di Carlo Magno che trasferì la festa di Maria Assunta dal 18 gennaio al 15 agosto, e che poi da Lui divenne festa di precetto Ambroise Guillois Explication historique, dogmatique, morale, liturgique et canonique du Cathéchisme, diverse edd. dal 1800 (Guillois).

Giacomo I, 1210

Parlano di Lui la Bolla di Innocenzo III, 1210 ed il Diploma di Ottone IV dello stesso anno.

Simone I, 1231

Si conosce il nome da un Atto di investitura in Crea, 1231.

Enrico, 1235

In detto anno Uguccione, Vescovo di Vercelli, fa donazione ad Enrico, Prevosto di Vezzolano, delle Chiese di S. Pietro e di S. Stefano d’Albugnano. Nel 1238 l’imperatore Federico II, in Asti, investe Enrico del castello, della villa e dei possessi di Vezzolano e di Albugnario; nel quale Atto è concessa la «potestas gladii».

Un Enrico era Priore di Crea nel 1202.

Guglielmo, da Ponzano, 1245

È teste in atto, 5 luglio 1245, nel Chiostro della Rocca (Durando). Nel 1245 Innocenzo IV, da Londra, lo manda a scomunicare il Capitolo di Torino e nello stesso anno lo esime dalla tassa di L. 12 imperiali verso il Vescovo di Vercelli. Ancora, lo stesso Papa, nel 1248, lo prende, in un colla Chiesa di Vez /52/ zolano, sotto la sua protezione. Scrive Veçlano con la cediglia. Egli deve essere il Guglielmo, Priore di Crea, nell’Atto 1240.

Giacomo II, 1277

Questo nuovo Prevosto si legge in atto 1277, in Crea; non abbiamo altre notizie. Un frate, Giacomo di Vezzolano, si trova teste in Atto, 1263, del Capitolo di Gasale; nel 1273 era Priore di Crea frate Giacomo da Strambino; forse è sempre il medesimo.

Raimondo o Boemondo, 1279

Il Bosio ed il De Canis d’Asti lo leggono in una serie incompleta dei Prevosti colla data delli 4 novembre 1279.

Ottone o Oddone, da Moncucco, 1292

Il Manuel lo dice Prevosto già dal 9 aprile 1292; il Bosio lo trova teste → Vedi P. II Cap. V pag. 141 nell’Atto di fedeltà prestato dai Signori di Moncucco il 1 maggio 1303; il Mandelli – Comune di Vercelli – lo legge, colle sole iniziali D. O. (Prevosto di Vezzolano) con sei Canonici in Atto 1 marzo 1304; io lo trovo nell’atto... 1298 in cui Aimone, Vescovo di Vercelli, dichiara esente la Chiesa di Vezzolano.

Nicolò, di Vergnano (Moncucco), 1306

Vergnano era un vetusto Castello, a nord di Moncucco, dove trovasi oggi l’antica Parrocchia di S. Giorgio. I Signori di Vergnano, con quei di Moncucco e Pogliano, si leggono già in Atti del secolo XII. Il Nicolò è uno dei più longevi Prevosti: nel 1306, in Chivasso, riceve la fedeltà dal nuovo Marchese Paleologo, nel 1310 è investito di Albugnano per parte di Enrico VIII imperatore e si legge in più Atti dal 1311 /53/ al 1349. Alcuni pensano che il Nicolò nominato nell’atto 1349 sia diverso dal Nicolò di Vergnano, perché detto anche de Vagnonibus; il Bosio ammette uno sbaglio dell’amanuense. Comunque, è bene sapere che in Chieri, fin dal secolo XIII, v’era il nobile casato dei Vagnoni.

Giovanni, da Moncucco, 1350

Non abbiamo conoscenza che dalla Bolla 1355 inviata al Piore di Crea Aimone; in detta Bolla si dice che la Prepositura è vacante per la morte del Prevosto Giovanni «quondam Johanne praeposito Monasterii». Un Giovanni di Moncucco era Priore di Crea dal 1335 al 1341.

Aimone, da Moncucco, 1355

→ Vedi P. II Cap. XII pag. 148 La Bolla di Innocenzo IV, 16 settembre 1355, dice chiaro che in luogo del defunto Prevosto Giovanni nomina esso Aimone, Priore di Crea «ipsumque (Aimone) in Praepositum Illi (Vezzolano) prefecimus». Aimone tenne il primato nella durata del governo a Crea: complessivamente fu Priore per 40 anni.

Simone II, 1360

Il Mandelli, tomo 3, pag. 184, in istrumento 15 giugno 1360, trova sottoscritti frate Simone, per grazia di Dio, Prevosto di Vezzolano, e frate Ajassa di Gerunda.

Vercellio, 1379

La memoria di questo ultimo Prevosto religioso risulta da un atto 1392, in cui si fa menzione di altro atto, 5 dicembre 1379, fatto col consenso di Vercellio, Prevosto di Vezzolano. Egli è il Prevosto a cui erano indirizzati i risarcimenti d’Oviglia 1388-1391.

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Prevosti commendatarii

Tommaso Lascaris, 1405

È menzionato per la prima volta in una Bolla dell’antipapa Benedetto XIII, 1405. Era figlio di Pietro Balbo II dei Signori di Tenda e Ventimiglia. Sebbene non residente a Vezzolano, di quando in quando è presente per atti pubblici. Volendo forse, come dice il Manuel, rinnovare la disciplina, l’11 maggio 1431, convoca un Sinodo in Vernante, feudo della sua Casa, ed obbliga tutti i Priori al Capitolo, ma la maggioranza si fa rappresentare dallo stesso Abate. Nel 1439, per intervento del Vicario del Marchese del Monferrrato, rivendica diritti contro Conrotto della Crosa di Albugnano e quivi ancora nel 1441 dà investitura a Michele e Bartolomeo Penserolio.

Mons. Marco Lascaris, 1455

La prima notizia risale al detto anno da una consegna di beni enfiteutici. Di questo Prevosto, oltre il Della Chiesa, parlano i Sammartani, ma con più precisione ne trattano Bartèl – Historia praesulum Regensiumn, 1636; Salomè – Nova Regensium Episcorum nomenclatura, 1728; Feraud – Histoire de la Ville de Ries, 1885; secondo i quali fu eletto e consacrato Vescovo di Riez l’anno 1465 e prese possesso del Vescovado nei primi di maggio. Difatti, l’atto 14 aprile 1465 non lo dice ancora Vescovo, ma così già lo chiama la Salvaguardia, 7 dicembre 1465, data dal Marchese del Monferrato a favore del Marco. Presso il Feraud, Marco è figlio di Andrea di Tenda; secondo tutti gli altri è figlio di Antonio di Tenda e di Francesca de Bolleris dei Signori, di Centallo; fu anche Priore di S. M. di Entremont nel Fossignj.

/55/ La sincera amicizia che passava tra i Signori di Tenda ed il Marchese del Monferrato, fu motivo della cessione al Marchese dei diritti signorili che Vezzolano possedeva sulle acque del Po, da Chivasso a Lavriano (1462). Per la stessa ragione si spiega il passaggio di Albugnano alla nuova Diocesi di Casale e la rinuncia al Priorato di Crea. Molti sono gli atti relativi a questo Prevosto in alcuni dei quali è presente quale Vescovo di Riez nell’orig. Diez corr. a penna Riez; di Lui in A. S. T. vedesi un libro di investiture dall’anno 1470 in poi. Come da atto, era ancor vivo nel 1490; il Salomè dice che, mentre in quest’anno aveva posto la prima pietra per una nuova Cattedrale, rinunciava al Vescovado a favore del nipote Antonio. La sua morte, dice ancora lo stesso, avvenne sul principio del 1493. Molto ricco per diritti di regalie acquisiti su beni delle Chiese, attirò a Riez numerosi membri di sua famiglia. Il P. Angius nelle «Famiglie Nobili» dice questo Prevosto fratello della sventurata Beatrice di Tenda.

Mons. Antonio Lascaris, 1499

Non abbiamo documento di sua nomina, perché questi, portati a Riez, sono stati bruciati nell’Arch. del Vescovado, durante la rivoluzione francese. La prima memoria vien data dall’atto 1499 di consegna di beni, in cui non è detto Vescovo, perché solo eletto e sotto tutela. Era figlio di Tomaso di Tenda, Signore di Riez e di Simonetta Adorno di Genova, nato a Mane, Diocesi di Suteron. Succeduto allo zio nel Vescovado, 1490, perché giovanotto ancora, ebbe suo amministratore prima lo zio e poi, a tutto il 1500, il Vescovo di Digne, Mons. Antonio Guiromand. Per Vezzolano era procuratore, 1499, Bartolomeo Solaro da Monasterolo; poscia, 1501, Gaetano Bernardino; infine fra Bernardo de Bozolis. Nel 1515, in Vezzolano, si stende ancora /56/ un atto in suo nome, ma deve aver rinunziato all’Abbazia non molto dopo.

Il Sinodo, che si dice aver tenuto in Riez, è in data 22 ottobre 1495, anno in cui Antonio era ancora sotto tutela; gli statuti pubblicati in suo nome, riguardanti le dignità ecclesiastiche, la riforma dei costumi ed i matrimoni clandestini, furono giudicati, dice Salomè, pieni di saggezza; ad essi però non seppe informare se stesso. Nel 1523 Mons. Antonio rinunzia a Riez e passa alla Sede di Beauvais, alla quale rinunzia nel 1430 per andare Vescovo a Limoge; ma, rimpiangendo l’abbandonato, il 3 novembre 1532, si fa nominare nuovamente a Riez, in cui entra solennemente il 31 dicembre seguente.

Senza rinunziare al Vescovado, passa gli ultimi anni di sua vita nei dintorni di Avignone ed ivi muore il 25 luglio 1546. Egli finì la Cattedrale incominciata dallo zio «mais il cumula les bènèfices et les prèbendes, fit nomner ses parents à toutes dignités de chapitre; en partant pour Beauvais se fit donner pour successeur Thomas de Tende et nominer en dernier Archidiacre de chapitre Honorè... fils naturels et sacrilèges ecc.».

I Lascaris ebbero imperatori e principi d’Oriente e si imparentarono poscia coi Signori di Ventimiglia, dai quali si crede discendesse la madre di S. Antonio Abate.

Giov. Pietro Grosso, 1519.

Poche sono le memorie di questo Commendatario. La sua nomina pare avvenuta all’inizio del 1519, poiché in A. S. T. da tale anno trovasi un libro di 94 investiture, rog. Morello Alberto, d’esso Abate, ed il 19 febbraio istesso anno, da Riva, nomina suo Vicario frate Bernardo Bozolo. Alli 11 luglio 1521 è investito della Cantoria di Chieri. Era figlio di Giov. Giacomo da Riva, Signore di Bruzolo, S. Didier e Chianoc in Val di Susa. Si è dubitato se il Giovanni Grosso, consigliere di Guglielmo VIII, Marchese del Monferrato, 1473-86, potesse essere il genitore del nostro Commendatario, /57/ ma il Massara-Previde dice questi dei Signori di Cavagnolo (Bibbl. R. Torino).

Nicolò Fieschi, 1534

Poche sono anche le memorie di questo Prevosto; conosciamo l’inizio di sua nomina da un libro di investiture, rog. Silvio de Perdomis di Cocconato, dal 1534 al 1542. Si crede un lontano discendente del Card. Fieschi-Lavagnino, genovese, ma del ramo Fieschi di Masserano, il cui Capitolo godeva già in quel tempo una pensione sul Priorato di Capriasco ed il R. Padre Domenico Fieschi, Vescovo di Mondovì 1480, ne era Commendatario. La sua morte avvenne circa il 1546, perché in data 7 settembre il Duca Carlo Emanuele ordinava al Podestà di Riva di procedere alla riduzione dei tenimenti.

Card. Marco Sitico, 1553

Era figlio del Conte Teodoro Sitico d’Altaemps (Germania) e di Clara De Medici, nipote di Pio IV e cugino di S. Carlo Borromeo. Nacque in Empin il 19 agosto 1533; in gioventù militò contro i Turchi sotto lo zio Gian Giacomo De Medici, e poscia, abbracciato lo stato ecclesiastico, il 26 settembre 1561 venne nominato Cardinale. Fu anche Abate di Chiaravalle e Casanova (Carmagnola), Arcivescovo di Salisburgo ed uno dei presidenti e legati al Concilio di Trento.

Deve aver visitato anche Vezzolano, perché consta che passò a Casanova e nel 1582, per Bolle Pontificie, diede investitura a Pietro Bazano su Capriasco.

Il primo tabernacolo in legno nella Parrocchiale di Albugnano è dono di questo Abate (Arch. Parr.).

Durante la prepositura del Sitico si ebbero in Vezzolano le prime visite apostoliche e pastorali: di Monsignor Erba nel 1571, di Ragazzoni, Vescovo di Bergamo, nel 1577; di Mons. Miroglio, Vescovo di Viterbo, Si tratta in realtà di Carlo Montigli o Montiglio, vescovo di Viterbo dal 1576 al 1594 nel /58/ 1584. La visita però di Mons. Ragazzoni trovò molti disordini, v. g. le granaglie in Sacristia. Tra il 1583 e 1586 il Vicario Rachieto, a nome del Prevosto, rinnova 24 investiture di terre, come da libro in A. S. T. 2. Nel 1592 il Sitico rinuncia alla Prepositura a favore del nobile Genovese:

Ottaviano Carisio, 1592

Figlio di Vincenzo, fu nominato con Bolle, 4 maggio, di Papa Clemente VIII. Prese possesso il 14 agosto, per procura fatta a Dionigi Basilio, il quale fu condotto da frate Rachieto in Chiesa di Vezzolano ed Albugnano, presenti i consoli Bertino Serra e Bartolomeo De Magistris che giurarono obbedienza al nuovo Prevosto (Arch. Parr.). La stessa cosa si fece in Uvia nel giorno seguente, rogandone atto Alessandro Valle. Il Carisio, com’è da atti, non era Sacerdote, ma forse Chierico, perciò pare che sia il primo che porti il nome di Abate. Di lui vedesi ancora un reliquiario, di stile rinascimento, sull’altare in Vezzolano. Pochi sono gli atti compiuti dal Carisio, perché, macchiatosi, non si sa come, di omicidio, con procura, 20 settembre 1597, dovette rinunciare a favore del nipote:

Ottaviano Galliano, 1597

Di nobile famiglia di Ventimiglia, era figlio di Ambrogio, medico del Card. Sitico e poi archiatra di Clemente VIII. Le Bolle sono in data 5 settembre, ma già il 2 antecedente il Papa ordinava al Vescovo di Torino e di Genova di darne il possesso; la collazione è in data 5 novembre, nel qual tempo v’era già su Vezzolano una pensione di giulii undici a favore di Quirino Zurla.

Nel 1597, 1 febbraio, il Marchese del Monferrato aveva investito Lodovico De Canibus, di Pino, di alcune terre feudali in Albugnano, per cui l’investito vo- /59/ leva esercitare i diritti della pesca, caccia, ecc. Il Prevosto, in data 8 maggio 1598, ottiene da Roma Bolle contro il De Canibus ed il Vicario Lomello, il 5 giugno, fa alta protesta (A. S. T.).

Nel 1604, D. G. Battista De Marco, da Tonco, per delegazione Vescovile, il 25 dicembre visita Vezzolano che trova molto scadente; non Sacerdoti ufficianti e Chiesa fatta ricettacolo di banditi. Trovandosi a Roma, l’Abate, in data 12 settembre 1620, fa procura in capo a Cesare Galliano e D. Paolo, suoi fratelli, perché vengano ad abitare in Vezzolano. In A. S. T. si afferma che nel 1622 Alessandro Grisella fece la descrizione di tutte le carte della Badia, ma non si sa dove ora esista. Con tutta probabilità è iniziativa di questo Abate il rialzamento del Campanile e, fino a prova contraria, è opera dello stesso la costruzione dell’attuale Chiostro nel lato sud, demolizione delle celle sovrastanti, riduzione di quelle Ovest e costruzione di nuove e povere camere sopra il porticato est, abbattute nel 1928.

Queste opere sono state ultimate dopo il 1631, perché nel 1625 in Vezzolano abitavano, oltre i coloni, i Signori Galliano Cesare, D. Paolo e Virginia ed il Vicario D. G. M. Serra. Ora tutte queste persone di civile condizione non potevano trovare sufficiente alloggio nelle quattro odierne camere e quattro più piccole distrutte nel 1928. Indice di questi lavori eseguiti dal Galliano sono: l’imprestito di 5 mila scudi contratto dall’Abate presso i Signori d’Aste e Bernardo Franchi genovese, 13 dicembre 1613; il sequestro che i detti creditori posero sui frutti d’Uvia, 1618 (Curia Torino) e l’ordine, 20 maggio 1641, dei principi Morizio e Tomaso di Savoia, di pagare annualmente al Galliano mille scudi d’oro (A. S. T.).

Passato Albugnano, 1631, sotto Casa Savoia, l’Abate, il 14 gennaio 1634, venne elevato alla carica di /60/ Gran Priore dei s. s. Maurizio e Lazzaro e da Paolo V, cameriere segreto. A ricordo, nella sala maggiore dell’Abbazia, si scrisse la seguente epigrafe riferita dal De Canis d’Asti, 1815:

Victorio Amedeo Sabaudo Duci regi Cipri ecc.
S.S. Mauritii et Lazzari Magno Magistro
Patrono et Benefactori
Magnus Prior.... 1636.
Christinae Borboniae Christianissìmae Gallorum
Regis sorori Ducissae Sab. Cipri Reginae et Patronae
Dominus Octavianus Magnus Prior
S.S. Mauritii et Lazzari
Anno 1636.

La lunga prepositura del Galliano ha creato una densa quantità di atti e documenti, tra cui i principali sono: il trattato d’aggiustamento con il novello Conte Benso (1638 A. S. T.), la Bolla di Clemente VIII, 1598, al Vescovo di Torino e Casale, per la restituzione all’Abbazia di terre, effetti.... usurpati, ed un Decreto da Roma, indirizzato all’Abate contro il Vescovo di Casale che voleva porre in Albugnano a Curato un Can. Lateranese, con lo stipendio di 120 fiorini, citato in A. S. T. 2; sebbene non lasci vedere la data, da altri indizii deve tenersi tra il 1628-31.

La morte del Galliano avvenne sul principio del 1648, perché il Nunzio Crescenzio alli 15 febbraio manda lettere monitorie per ottenere propalazione circa beni e titoli lasciati dal Galliano. Dopo la morte, il fratello Cesare era in possesso di due cascine in Albugnano, una reg. Marcuto, l’altra reg. Faretto. Queste terre, probabilmente gravate di oneri feudali, dopo la morte del Cesare, 1651, vennero in eredità a D. Paolo Ambrogio Pietrasanta, barnabita, al nipote Cesare ed alla monaca Pulcheria Galliano, residenti a Vercelli. Siccome la Comunità d’Albugnano vantava ragioni su tali /61/ terre, nel 1655 si convenne di lasciare godere, senza spesa, ai Pietrasanta, le due cascine, per la durata di cinque anni, trascorsi i quali dovevano passare al Comune. Il contratto non ebbe il suo effetto, perché nel 1670, il Prevosto della Cattedrale di Vercelli ricorre ancora al Senato contro il Comune usurpatore; finalmente con atto 1683, in Vercelli, le due cascine sono cedute al Comune per lire 500 (Arch. Com. Albugnano).

Chierico Maurizio Eugenio, di Savoia, 1648

È nominato dal Duca di Savoia e provvisto con Bolle 28 marzo. Nacque nel 1633 a Chambéry dal Principe Tomaso, capostipite della Casa Savoia-Carignano, ora regnante, e da Maria Borbone, erede della Contea di Soisson. Avviato alla carriera della prelatura, ottenne in commenda l’Abbazia di Casanova, di Fruttuaria, di S. Ponzio e quella di Vezzolano.

Morto un suo fratello, dovendo egli ereditare la Contea della madre, mentre il fratello primogenito succedeva nei feudi paterni, dimise l’abito talare per impugnare la spada ed andò in Francia a servizio di Luigi XIV. Sposò Olimpia Mancini di Roma e così divenne capostipite dei Savoia-Soisson, estinti nel 1736. Fu padre di Eugenio, il celebre liberatore di Torino, 1706. Alla prepositura aveva rinunziato nel 1657.

Chierico Antonino Compagni, 1657 (1)

Era figlio di Bartolomeo che da Firenze circa il 1600 si trasferì in Piemonte e si stabilì in Camerano, avendo sposato Margherita degli Asinari di detto luogo.

/62/ Laureato in legge a Roma, fu eletto mentre era Chierico Astese, d’anni 28. Il Manuel lo dice di Crescentino; molte delle sue lettere sono datate da Chivasso. Le Bolle sono in data 18 gennaio 1657, ma quella di esecuzione solo in data 1 ottobre 1659 ed il possesso il 25 maggio 1662 (Arch. Com. Albugnano). Per l’esecuzione delle Bolle, era stato incaricato Paolo Roero, Vescovo d’Asti, il quale a sua volta incaricava il Pievano di Pino, Franc. Rolando. Procuratore dell’Abate era suo fratello Carlo Franc. il quale, dopo il possesso preso a Vezzolano e sul Castello d’Albugnano, si portò ad Uvia e Ranzono.

Quando fu eletto l’Antonino, gravava sull’Abbazia una pensione di 200 scudi, a favore del Can.  G. Antonio Aghemo, ed un’altra di 400 scudi romani dovuta al Cav. Paolo Pasta, come da citazione della S. Sede 1662, venne concessa a Carlo Franc. Compagni, fratello dell’Abate. Per la questione dei fiorini colla Comunità, vedi atto 1669, e per quella circa la giurisdizione, vedi Cap. VIII. Nel 1666 la Comunità chiamava l’Abate e il Benso Conti d’Albugnano, e, nello stesso anno, l’Abate permetteva il pascolo nelle terre d’Albugnano contro l’ordine del Podestà, ma col consenso del Duca. Ancora, nel 1666 in Vezzolano venne ucciso certo nobile Pietro Ant. Lesna, venuto da Torino per la compra-vendita delle due cascine del Cesare Galliano, come da lettera 1659. In questa tragica circostanza, il Vicario Rolando scrive all’Abate di Torino raccomandando gli uccisori «come giovani affetti al servizio comunale ed il Lesna aversi comperata la morte più che con denari».

L’Abate Compagni morì nell’agosto 1674, perché, il 23 dello stesso mese, si ordina la riduzione dell’Abbazia per la di Lui morte. Il fratello Carlo Franc. acquistò parte di Mombello, da cui passarono a Mondonio. Nel 1664 trovasi in Vezzolano un Ilarione, nipote dell’Abate e figlio del fratello suddetto. Le scomuniche che il Bosio porta, parlando dell’Abate Compagni, non hanno a che /63/ fare con Vezzolano. A Camerano nella Chiesa della Confraternita del Gesù si legge:

Antoninus Compagnus
Bartolomei filius
Nobilis Florentinus
Primus Prior
Armo Domini
MDCXXXVI
Die 16 xmbris.

Carlo Giuseppe Doria del Maro, 1675

È figlio di Giov. Gerolamo dei Conti del Maro e di Margherita Scaglia di Verrua; fu primo elemosiniere del Re, Consigliere di Stato, Cancelliere dell’Ordine dell’Annunziata, Gran Croce dei S.S. Maurizio e Lazzaro. La nomina del Duca data dall’11 aprile 1675, le Bolle dal 22 ottobre, il giuramento dall’11 dicembre ed il possesso dall’8 maggio del seguente anno. Nel giorno del possesso, invitati i Sindaci a trovarsi presenti in Vezzolano, si rifiutarono. Cause dell’astensione erano: la presa di possesso dell’Abate nella Parrocchiale nuova di S. Giacomo, mentre la vecchia di Vezzolano, San Pietro, era cadente; il rifiuto dell’Abbazia di dare la legna per far cuocere i legumi, soliti a distribuirsi ai poveri nella festa di Pentecoste; di dare sacchi due ed emine due di noci per l’olio della lampada del SS. Sacramento; e la pretesa dell’Abate su due pezze di terra in reg. Ferrabugia. Intanto gli uomini d’Albugnano, il 13 marzo, si lagnano in Curia ed il Vicario Generale, in data 17 aprile, proibisce all’Abate d’ingerirsi nella Chiesa di S. Giacomo. Questi ed altri ordini del Nunzio di Torino, Luigi Aquin...., non essendo stati accolti dall’Abate, si affissero alle porte di Vezzolano e della Cattedrale di Torino (Curia Casale ed Arch. Com. Albugnano).

Il 12 novembre l’Abate scrive in Comune atte- /64/ stando la sua buona volontà di non litigare, ma si lamenta di un Decreto venuto da Roma. Dal che si conosce che la Curia aveva portata la causa a Roma, poiché il Vicario Emilio, il 4 agosto, notificava ai Sindaci che era venuto da Roma un Monitorio, con inibizione al Nunzio di molestare la Comunità, e dava quindi ordine di portarsi a Casale, se intendevano liberarsi da ogni molestia.

Frattanto risorgeva, tra Comune ed Abate, la questione del valore da darsi agli ottanta fiorini o doppie tredici che la Comunità pagava al Vezzolano fin dal 1485; per il che l’anno seguente, 1677, si addivenne ad una intesa, mediante la quale si riparò S. Pietro e si diede ai fiorini il valore di scudi d’oro 26. In Archivio Comunale al proposito c’è un verbale in data 30 dicembre 1676, ma l’istrumento di transazione, come da lettera del Prof. D. Giac. Serra, da Roma, si fece nel 1678. Dopo il 1681 l’Abate fece anche ristorare S. Pietro da anni cadente, rifacendo la parte superiore in paramento visto, la vôlta in assito e provvedendo il necessario per l’ufficiatura. È sovente presente in Vezzolano per atti notarili; nel 1686, suscitando il malumore di tutti, proibisce pascolo, pesca e caccia.

Terminò la sua mortale carriera nel 1709, come risulta da atto di riduzione 17 giugno e dalla nomina del Podestà fatta dal Re nel 1711. Conviene pertanto correggere i titoli e la data di morte che il Bosio assegna circa quest’Abate. Dopo la sua morte, l’Abbazia fu in mani regie fino al 1726, causa le divergenze, dice il Manuel, tra la Corte di Torino e quella di Roma. Fece in vita molti doni alle Chiese di Albugnano, tra cui la tela della Sacra Famiglia in Parrocchia, in cui vedesi lo stemma dei Doria di Ciriè e del Maro: Troncato d’oro e d’argento all’aquila di nero, coronata, rostrata ed ornata d’oro; cimiero, un leone d’oro, coronato dello stesso linguato d’oro.

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Francesco Coppier, 1727

Era figlio di Giovanni, del luogo di Abbondanza, Canonico di Annecy e primo Cappellano di S. M. D’anni 63, viene eletto il 7 ottobre; le Bolle datano dal 26 novembre, indirizzate al Duca Vittorio Emanuele; il giuramento dal 13 febbraio 1728 ed il possesso dal 5 marzo seguente. Il Coppier, al suo arrivo, trovò che l’Abbazia segnava una larga parabola discendente; pertanto il 31 gennaio e 16 luglio 1728 ordinava una Visita (A. S. T.) Continuava sempre la contesa tra Abate e Vescovo; fu chiesto il parere al Vicario Generale di Torino, Can. Buglione e al primo Referendario Bogino (Curia Vesc. Casale); finalmente sul parere di S. M. (13 gennaio 1733) l’Abate il 17 dello stesso mese riconosce verbalmente la giurisdizione del Vescovo. Ciononostante, continuava a dirsi Conte e Nullius Dioecesis.

Frattanto, la nomina del nuovo Conte Bartolomeo Serra aveva aperto coll’Abate dissensi, per il motivo che il Conte, indipendentemente dall’Abate, voleva nominare il Podestà, i Sindaci, proibire la caccia e godere lo spianato della Torre. Il Comune affermava però che il feudo ed il Castello erano indivisi (1733). In questo frattempo il Conte fece piantare sulla Torre olmi, che l’Abate, da Annecy, ordinava togliere → Bosio op. cit. (Bosio pag. 105). Ogni controversia cessò nell’anno 1737, come si può vedere al Cap. XI.

Il 7 dicembre 1727, il Coppier nominava il fratello Claudio al Beneficio di S. Giorgio in Poirino. Il quadro di S. Carlo e S. Francesco in Parrocchiale, era stato ordinato dal Coppier per l’altare omonimo in Vezzolano. Morì in Torino nei primi giorni di gennaio 1740, poiché il 15 dello stesso mese, si ordina la riduzione per la morte dell’Abate. In una camera della Casa laterale alla Chiesa era dipinta l’arma del Coppier: tre coppe, una in punta e due in fascia.

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Carlo Vittorio Solaro, 1743

La nomina, per parte di S. M., è in data 31 luglio; le Bolle seguono nel 31 agosto e nei giorni 29, 30, 31 ottobre si prende il possesso dai Rev. Bonetti, Gianella e Sicco. Era figlio del Conte Ottavio, dei Marchesi di Breglio, elemosiniere del Re, Collare della Annunziata l’8 dicembre 1743 e Gran Concelliere il 10 dicembre 1747. Sul finire del giugno 1744 da Castelnuovo viene ad Albugnano, in sedia gestatoria, accompagnato da dodici cavalcature ed il 3 luglio battezza un bambino del medico Eugenio Novarese. Suo primo atto 1743, è la nomina al Priorato di Banengo nella persona del Rev. Giuseppe Chusano scil. Chiusano Chusano da Torino. Nei suoi atti si dice Conte e Nullius Dioecesis. Il Grassi (Bibbl. R.) dice che l’Abate fece una lettera pastorale in cui annunziava d’aver ottenuto il privilegio di esenzione, ritirato poscia sotto l’Abate Merlino. Difatti, in Archivio abbiamo stati liberi e dispense con tale titolo ed il 15 aprile 1744 dà al Curato Nebbia facoltà di assolvere da tutti i peccati. Morì il 1 giugno 1750 ed il 2 si ordinava la riduzione dell’Abbazia.

Card. Lodovico Merlino, 1752

Nacque a Forlì nel 1690; nel 1749 è consacrato Vescovo di Atene, in partihus infidelium e mandato Nunzio a Torino. In premio di sue distinte abilità, il 24 settembre 1759, è innalzato alla Sacra Porpora. Il Re lo presentava il 12 luglio 1752; le Bolle sono in data 26 luglio ed il possesso è preso dal suo Segretario, Abate Morello, nei giorni 18-23 settembre. Alli 24 successivo l’Abate arriva personalmente in Albugnano, portato come il suo predecessore in sedia gestatoria, e quivi dà consigli alla Comunità per l’ampliamento della Parrocchiale. Ritorna in Vezzolano nel settembre dell’anno seguente per regolare una nota di debitori verso l’Abbazia.

/67/ Già nelle Bolle o Collazione sono riservate pensioni sui redditi dell’Abbazia e nello stesso anno se ne concede una di 285 ducati al Conte Simone Francesco Merlino, nipote dell’Abate; pensione detta, nel 1764, di tre mila lire.

Morì il 2 agosto 1762 e fu sepolto in Torino nella Chiesa delle Monache Agostiniane del Crocifisso, la quale Chiesa era della Nunziatura ed era stata consacrata dal Merlino il 20 settembre 1749.

Morto il Merlino, l’Abbazia vacò fino al 1770, nella qual vacanza si fecero elemosine ai poveri di Albugnano e tra il 1763-1769, secondo progetto in A. S. T. 2, si eresse a nuovo l’ampio fabbricato colonico d’Oviglia, spendendo 30 e più mila lire. La riduzione, con inventario dei mobili ed immobili, è in data 24 novembre successivo (A. S. T. 2.).

Carlo Emanuele Solaro, di Moretta, 1770

Nacque in Moretta il 20 ottobre 1705 dal Conte e Gran Croce Lodovico Franc. Amedeo, di Battifollo e Moretta, e da Marg. Isabella Roero di Pralormo. Le Bolle sono in data 9 luglio nelle quali si confermano e si danno molte pensioni sui frutti dell’Abbazia. Il possesso, preso per procura, con inventario anche della Chiesa di S. Pietro, porta la data 11-13 giugno. Il 29 e 30 settembre viene ad Albugnano e dona L. 200 ai poveri. Con atto 9 marzo 1776, costituisce in favore delle famiglie bisognose d’Albugnano e di Riva, un censo presso l’Ospedale di Torino, e con testamento 1781, lascia ancora ai poveri nostri lire mille. In quanto al Nullius Dioecesis, quantunque si intitolasse Conte e di nessuna Diocesi, scrive al Curato Nebbia di voler lasciar le cose come le ha trovate.

Prelato di insigne pietà e carità, moriva il 6 febbraio 1786 col titolo di elemosiniere del Re e Priore di S. Salvatore presso Torino. Dopo la morte si fanno /68/ Visite, riduzioni ed inventari in data 8-20 febbraio dello stesso anno.

Mons. Vincenzo M. Mossi, 1786

Il Re lo elegge l’8 novembre; le Bolle sono in data 7 dicembre; il giuramento il 12 gennaio 1787 e l’istituzione il 13 seguente. Il 3 febbraio prende personalmente possesso, accompagnato dal Can. Bona Ignazio che battezza in Vezzolano un bambino del Not. Filippo Serra. Da Vezzolano si fece portare, in sedia gestatoria, sullo spianato dell’antico castello, come feudatario e Conte d’Albugnano. Affittò i tenimenti d’Oviglia per L. 12.500 e quelli d’Albugnano per L. 4033.

La serie illustre degli Abati Commendatari di Vezzolano è chiusa da un insigne e dotto personaggio, qual fu S. E. Mons. Vincenzo M. Mossi, Marchese di Morano e Torrione, patrizio Vercellese e Casalese, mecenate delle belle arti, membro di varie Società scientifiche e letterarie. A Corte ebbe le cariche di elemosiniere del Re, Vicario della R. Curia, pro-cappellano delle R. Armate è, dal 1825, cancelliere dell’Ordine della SS. Annunziata. Su proposta del Re, nel Concistoro 7 giugno 1796, fu eletto Vescovo di Alessandria, alla quale Diocesi dovette rinunziare nel 1805, essendo stata soppressa dal governo napoleonico. Pio VII pertanto, il 26 giugno dello stesso anno, lo nominava Arcivescovo di Sida in partibus infidelium. All’Abbazia di Vezzolano aveva già rinunziato colla nomina a Vescovo di Alessandria.

Fin dal principio l’Abate Mossi dovette venire in controversia col Municipio moroso nel pagamento dei fiorini dovuti all’Abbazia e perché le famiglie non ricompensavano il Curato del covo di grano e secchio di vino; la lite ebbe termine solo nel 1793 con una sentenza del Senato.

Quando prese possesso, era già stata aperta dal Vicario D. Casalegno una divergenza col Vescovo di /69/ Casale circa la Processione del Corpus Domini; sul principio l’Abate, male illuminato dal Vicario, si mantenne in contrasto col Vescovo, ma il 2 e 10 luglio 1788 riconosce le ragioni del Vescovo. È a sapersi che il Vescovo, causa lo spavaldo agire del Casalegno, il 27 giugno 1788, aveva interdetto la Chiesa ed il Cimitero di Vezzolano, nonché sospeso a divinis il D. Casalegno. Al riguardo in A. S. T. leggiamo un parere dell’Avvocato Generale.

Dopo la rinunzia al Vescovado di Alessandria, Monsignor Mossi si ridusse a vita privata in Torino, coltivando studi e favorendo artisti. Moriva in Torino il 31 luglio 1829, d’anni 77, e veniva sepolto in Torrione presso Morano. Nei suoi palazzi aveva raccolto un cospicuo numero di capolavori di pittura, che, morendo, legava alla R. Accademia di Belle Arti. Dal Bollettino. Stor. Subalp. 1932, risulta che i quadri ritirati furono in tutto 206. Gli amministratori della R. Accademia, in segno di gratitudine, gli eressero nell’atrio della scuola, una statua, prima in scagliola, e poi, nel 1870, in marmo colla seguente epigrafe:

A Mons. Vincenzo Mossi di Morano
Che l’anno MDCCCXXIX donava
La sua Pinacoteca
La R. Accademia Albertina
Riconoscente (1).

[Nota a pag. 61]

(1) G. Monneret in – Famiglie nobili – lo nota ed indica col nome di Ilarione. Torna al testo ↑

[Note a pag. 69]

(1) → Bosio op. cit. Ved. Bosio pag. 110. Torna al testo ↑