
Giovanni Bosco nacque il 16 Agosto 1815 a Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo Don Bosco) da Francesco e Margherita Occhiena (Capriglio 1788 - Torino 1856). I suoi famigliari erano mezzadri nella grande Cascina Biglione, proprio in cima alla collina dei Becchi. L’edificio fu poi abbattuto alla fine degli anni ‘50 del secolo scorso per far posto al grande Tempio in cima alla collina.
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Due anni dopo il padre acquistò una piccola tettoia, che cominciò ad adattare per farne una poverissima casa. I lavori non erano ancora terminati che Francesco morì, lasciando la moglie vedova con i figli Giuseppe e Giovanni, in tenerissima età, e Antonio, avuto dalla prima moglie. La famiglia si trasferì in questa casa nel Novembre del 1817, ed è questa che viene ancor oggi indicata ai pellegrini come la “casa di don Bosco”.
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Giovanni viene educato dalla madre Margherita alla dura disciplina del lavoro e ad una fede cristiana semplice ma profonda.
A nove anni vi è il primo segno della vocazione. In sogno Giovanni “vede” dei ragazzi che giocano, fra scherzi maneschi e bestemmie. Giovanni cerca bruscamente di farli tacere, ma un “uomo venerando” lo invita a redimerli non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità, e gli indica una Maestra, una “donna maestosa”. Nel frattempo i ragazzi si sono trasformati prima in animali feroci, poi in un gregge di pecore che segue docilmente l’Uomo e la Donna. In questo sogno si può scorgere il germe del modello educativo che Giovanni costruirà nel corso della sua vita.
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Crescendo, partecipa sempre di più alle responsabilità del mantenimento della famiglia, e dal 1827 al 1829 lavora come garzone presso la Cascina Moglia di Moncucco Torinese. Divenuto giovinetto, grazie anche alla sua corporatura atletica e vigorosa e alla sua naturale comunicativa, si dà a riunire intorno a sé dei coetanei, che attira anche con esibizioni da saltimbanco, per conquistare la loro fiducia e poter poi diffondere il suo messaggio.
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Dopo la scuola elementare di Castelnuovo, prosegue gli studi a Chieri, nonostante l’opposizione del fratello maggiore Antonio, che avrebbe voluto vederlo lavorare in campagna.
Nel frattempo la famiglia è entrata alle dipendenze della cascina Sussambrin, e Giovannino raggiunge lì la madre durante le vacanze estive.
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Entrato nel seminario di Chieri, viene ordinato sacerdote a Torino nel 1841.
Passa quindi al Convitto di San Francesco sotto la guida del teologo Luigi Guala e di Giuseppe Cafasso, il futuro “santo dei carcerati”. Dal Cafasso riceve lo stimolo e la guida ad occuparsi della difficile situazione sociale torinese, dove i figli delle famiglie più povere vivono nel degrado e nell’ignoranza. Nella sua opera don Bosco era stato preceduto da un altro sacerdote, don Giovanni Cocchi, che nel 1840 aveva fondato in Borgo Vanchiglia l’Oratorio dell’Angelo Custode. L’8 Dicembre 1841 Giovanni inizia a insegnare catechismo, ed ha il suo primo incontro il mondo dei giovanissimi operai, spesso immigrati dalla campagna. Ancora senza una sede fissa, inizia a peregrinare con loro, occupandosi sia della loro educazione, sia delle più immediate necessità della sopravvivenza.

Per un certo tempo don Bosco è anche direttore spirituale presso le opere di Giulia di Barolo. Ma i rapporti con la grande benefattrice non sono sempre facili, e nel 1846 avviene la separazione. Infine, il 16 aprile di quello stesso anno la piccola comunità dell’Oratorio si sposta in zona Valdocco, allora all’estrema periferia di Torino, dove una rozza tettoia concessa dalla famiglia Pinardi è il primo nucleo di una struttura destinata ad assumere proporzioni grandiose, fino all’edificazione dell’imponente chiesa di Maria Ausiliatrice.
Intanto l’opera si allarga. Nel 1847 Don Bosco apre l’oratorio di San Luigi presso la stazione ferroviaria di Porta Nuova, e nel 1852 subentra a Don Cocchi nella direzione dell’Oratorio dell’Angelo Custode.
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Lo scopo dell’insegnamento di Don Bosco è la salvezza delle anime (Da mihi animas, cetera tolle “Dammi le anime, tieniti pure il resto” è la sua preghiera). Ma per raggiungere questo scopo egli elabora un piano educativo completo, che va dalla formazione umana a quella professionale, senza dimenticare che molti giovani poverissimi frequentano l’Oratorio solo nella speranza di avere un pezzo di pane.
L’opera degli oratori è accompagnata da iniziative di larghissimo respiro; in primo luogo l’attività missionaria, avviata da Giovanni Cagliero nel 1875 in Patagonia e poi proseguita negli altri continenti; e l’attività editoriale, che serve sia alla diffusione della buona stampa, sia alla preparazione professionale di giovani tipografi.

Per lasciare dopo di sé chi potesse proseguire la sua opera, già nel 1854 aveva fondato la Società di San Francesco di Sales, a cui seguì nel 1872, il collaborazione con Santa Maria Domenica Mazzarello la congregazione femminile delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Spesso in urto con le gerarchie ecclesiastiche, don Bosco ebbe però una stretta sintonia con il grande Papa dell’epoca, Pio IX, che non solo approvò la fondazione della congregazione salesiana, ma lo aiutò ad espandere la propria azione ben oltre la zona d’origine.
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Giovanni Bosco morì in Torino il 31 Gennaio 1888, lasciando alla guida della Congregazione Salesiana don Michele Rua. Fu sepolto nella chiesa dell’Istituto Salesiano di Valsalice, poi la salma fu traslata nella basilica di Maria Ausiliatrice. Papa Pio XI lo dichiarò beato il 2 Giugno 1929, e santo il 1° Aprile 1934.
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